lunedì 30 gennaio 2017

In bici da Londra a casa - viaggio 2017.





Generalmente non amo vendere la pelle dell'orso prima di averlo preso. Mi piace parlare a cose fatte. In questo caso però, data la natura tecnica di questo viaggio che richiede una prenotazione anticipata, annuncio la mèta ciclistica 2017: Cycling Home from London.

Il progetto consiste nel viaggiare in bici da Londra a casa attraverso il sud dell'Inghilterra e la Francia, rientrando in Italia lungo l'asse val di Susa-Torino.
La partenza l'ho fissata dall'aeroporto di Malpensa il 2 di aprile, domenica.
Il percorso è il seguente, dall'alto verso il basso:





Dopo diversi giorni a Londra, il tour toccherà la costa sud-orientale inglese del Sussex passando per l'antica Canterbury e le leggendarie scogliere bianche a picco sul mare sino a Brighton, resa immortale dal film Quadrophenia, che avrò visto almeno quattro volte.

Da Brighton imbarco per Dieppe sul suolo francese, quindi pista ciclabile Avenue Verte sino a Parigi previa diversione ai giardini di Versailles.
Dalla capitale francese si intercetta la ciclabile della Loira che porta a sud-est in direzione di Lione.

Da Lione rotta verso i 2000 metri del passo del Moncenisio che immette nella val di Susa e quindi a Torino

Da Torino la ciclovia del Po, a me cara, porterà in direzione della Lomellina e infine a casa.


Sto continuando ad allenarmi malgrado ci siano ancora temperature glaciali; sinora ho percorso 400 chilometri. Mi sto documentando in tutti i modi possibili su mappe, atlanti, guide e possibilità di pernottamento a Londra e Parigi, due città che non sono esattamente a buon mercato.
Il viaggio alternerà come sempre accampamenti liberi e in strutture come ostelli e bed&breakfast, per limitare i costi. Un mio grande desiderio è piantare la tenda in prossimità delle scogliere del South Down, sulla costa meridionale dell'Inghilterra. In totale il tour richiederà circa un mese.

Per il resto: spero che tutto andrà bene e...

...e amen -


domenica 8 gennaio 2017

La bici da corsa in inverno: come vestirsi.




Prima uscita in bici da corsa del 2017. Tre gradi sottozero e fondo asciutto, 40 chilometri fino alla pineta di Appiano Gentile e ritorno.
La pratica del ciclismo invernale è materia per gli irriducibili del pedale, per chi non può o non vuole rinunciare all'allenamento. Io devo per forza iniziare a uscire a gennaio, dato che il mio tradizionale viaggio in bici lo faccio ad aprile: non posso permettermi di aspettare il tepore di marzo: troppo tardi. E dato che per fortuna non appartengo alla vasta schiera di "grandi viaggiatori" che cominciano a rabbrividire a 15 gradi, inforco la bici e affronto la strada come posso -

In questo post spiego come vestirsi efficacemente per un'uscita in bici da corsa con temperature di poco al di sopra o al di sotto dello zero.

Una premessa importante: la strada dev'essere asciutta. La bici da corsa possiede ruote sottili che perdono subito aderenza in presenza di ghiaccio: attenzione perchè è un fattore importante ! Una bella giornata di sole invernale non implica necessariamente che il fondo stradale sia ovunque asciutto. E cadendo dalla bici ci si fa quasi sempre male.

Detto questo, passiamo al vestiario: in inverno non si scherza, e tutto ciò che elencherò ha una ragione di esserci - dal capo più costoso e tecnico all'accessorio a buon mercato ma non per questo facoltativo. La diffusione di negozi di massa come il Decathlon e il progresso tecnico hanno reso possibile praticare ciclismo anche in pieno inverno - una differenza enorme rispetto ai tempi passati.
La foto seguente l'ho ricavata da una guida illustrata di trent'anni fa:



Non bisogna prendere per oro colato quello che le guide suggeriscono / in questo caso suggerivano: nelle due foto in questione il ciclista indossa guanti scoperti ed è privo di copriscarpa, che sono un accessorio fondamentale! In condizioni di freddo intenso le parti del corpo che iniziano a raffreddarsi prima sono proprio mani e piedi, fenomeno tanto più marcato quanto più si è alti di statura.
Allo stato attuale, in base alla mia esperienza, io indosso i seguenti capi e accessori:




1) Giubbotto invernale della leggendaria ditta Marcello Bergamo, che ho la fortuna di trovare non lontanissimo da casa. Il giubbotto è un capo di vestiario tecnico in cui vale la pena investire. La traspirabilità è assicurata più dalla zip frontale che dal tessuto in quanto tale, malgrado qualsiasi produttore affermi il contrario. Ma non si può avere tutto.

2)  Calzamaglia pesante invernale della GoreBikeWear. Quello fotografato è il modello Oxygen, nel 2011 lo pagai 80 euro ordinandolo su internet da un sito inglese. E' un'autentica muta in grado di schermare aria gelida sino a due-tre ore di autonomia, meno traspirante e più schermante di una normale calzamaglia invernale. Attenzione alle misure: i capi della Gore tendono a essere "stretti". Se si ha la possibilità di provare il capo in negozio e poi ordinarlo sul web ( per risparmiare ), si eviteranno spiacevoli sorprese.

3)  Maglia intima marca Equarea acquistata al Decathlon nel settore ciclismo, circa 20 euro. Perfetta, elastica e leggera. Possiedo anche una maglia più pesante di Marcello Bergamo, ma tende a far sudare. Quella di Decathlon va bene. Occorre comprarne due o tre dato che quando c'è un articolo buono, in genere sparisce, e al Decathlon sono specialisti in questo senso.

4)  Goletta di Marcello Bergamo. E' un cilindro in grado di proteggere la nuca, il collo e metà della faccia dal naso in giù dall'aria gelida. E' un accessorio indispensabile in inverno. In passato ho anche usato un passamontagna, ma risultava meno gestibile e più fastidioso, mi faceva sentire "imprigionato"  e tendeva a farmi sudare.

5)  Fascia di protezione lombare. Serve a impedire che l'aria gelida giri attorno ai fianchi e crei una turbolenza proprio sui muscoli lombari, irrigidendoli e raffreddandoli. Chiunque soffra appena un minimo di mal di schiena nella zona lombare dovrebbe usare quest'accessorio. E anche chi non ne soffre, dato che la salute col passare della vita in genere non migliora...

6)  Calze invernali acquistate al Decathlon. Quelle in questione sono per MTB, costano poco e funzionano bene.

7)  Guanti da sci acquistati al Decathlon. I guanti per sci sono gli unici in grado di non far ghiacciare le mani ( che comunque dopo due ore avvertiranno un certo freddo in ogni caso ). Qualsiasi altro tipo di guanto abbia usato, anche costoso, non funziona allo stesso modo. Se si soffre particolarmente di freddo alle mani, si possono indossare sotto i guanti citati un paio supplementare di guanti di seta. Si trovano al Decathlon anch'essi, neri. Sono poco costosi, abbastanza efficaci, di seta ovviamente cinese.


   

8)  FASCIA PER LE ORECCHIE. Non ho dimenticato lo Shift-Lock: è per sottolineare l'importanza capitale della fascia. Per evitare di beccarsi un'otite che ci accompagnerebbe sino alla tomba, e per coprire la fronte, che in caso contrario ce la farà pagare una volta a casa, scatenando mal di testa insopportabili. La fascia è la vita, la verità, la via, e non solo in pieno inverno !
Nel mio caso ho uno svantaggio: le stanghette degli occhiali la allargano ai lati, permettendo a un po' d'aria di passare, ma come detto prima: non si può avere tutto.

9)  I copriscarpa imbottiti della GoreBikeWear. Costosi, molto ma molto costosi. Ma sono gli unici che non fanno sudare e traspirano riscaldando. Sotto i copriscarpa io uso la normale scarpa con bloccaggio. Ripeto attenzione alle misure: quelle della Gore sono ai limiti inferiori. Copriscarpa economici di materiale dichiarato "impermeabile" sono inservibili, non è in queste cose che si deve risparmiare !

10) Calotta o papalina sottocasco. Il casco ha delle fessure di aerazione. Da queste fessure entra aria gelida che a poco a poco raffredda la testa. La calotta costa poco e funziona egregiamente. Dagli 8 gradi in su, io comincio a farne a meno.


ed eccomi pronto:



Generalmente, l'uscita invernale dura al massimo tre ore. Ho constatato che dopo questo tempo, malgrado tutti gli accorgimenti, il corpo inizia davvero a sentire freddo e c'è ben poco da fare. Ci sono i teorici di creme e pomate riscaldanti, di solette termiche per i piedi eccetera. Io ho provato qualcosa, ma alla fine credo la soluzione migliore sia una bevanda calda, se la si reperisce, e poi rotta verso casa.

Senza l'allenamento invernale mi sarei trovato impreparato al viaggio fatto nel 2012 in Scandinavia, e in generale nel ciclismo attorno allo zero c'è qualcosa di "estremo" che mi è sempre piaciuto.
Non sono il solo, ed è divertente incontrare lungo la strada altri irriducibili con i quali ci si sorride solo con lo sguardo, dato che gli occhi sono l'unica parte che rimane scoperta !

Spero di essere stato utile -






venerdì 6 gennaio 2017

Una rassegna di libri di viaggio.


Il primo post del 2017. Bassa energia, sonnolenza diffusa e poca voglia di fare. Sì lo so, così non aiuto - Ma il fuoco cova sotto la cenere, e sto comunque studiando il prossimo viaggio - le prime uscite in bici o a piedi. Quello che aiuta poco, a sua volta, è la televisione, che nella campagna in Sicilia non ho e non guardo - al nord Italia invece sì:

gli orrori, le paure, gli allarmismi, il flagello degli sbarchi, l'ennesimo governo non eletto, le promesse, le malattie di cui tutti parlano ma nessuno dice da dove sono realmente arrivate; le cronache di inizio anno come il bagno di gruppo nelle acque del Tevere - chi è la prima nata del 2017 ( e chi se ne frega ) - i mutilati dei botti ( peggio per loro che se la sono cercata ) - quanto hanno speso gli italiani per "le bollicine" ( darei l'ergastolo a chi ha coniato per primo questo termine ) ecc.

 - no, ancora: la manìa modaiola giornalistica di numerare le perturbazioni: partito il primo idiota, tutti a seguirlo a ruota. Per finire con la new entry: il robottino di Poste Italiane che prende lezioni di "umanità" , spot insopportabile sia nella lunghezza che nella colonna sonora - e molto altro. No, proprio la televisione non aiuta.

Orbene, per dimenticare almeno in parte tutto questo occorre alienarsi leggendo.
Quindi ho selezionato una dozzina di libri che ho letto e riletto, e che mi hanno dato tanto. In essi trovi il leitmotiv del viaggio, a me caro. Pagine che mi hanno fatto pensare, sognare, ma anche - sovente - mi hanno dato l'energia per riprendere, per fare. Perchè fare è meglio che parlare, ma alle volte ci vuole una spinta esterna.


Si tratta spesso e volentieri di pubblicazioni non facilmente reperibili in libreria. Se così fosse, si possono magari trovare su quella onnipotente piattaforma web che risponde al nome di maremagnum libri.




 Luigi Vittorio Bertarelli
Diario di un cicloturista di fine Ottocento
TEDA, 1989
Il milanese Bertarelli fu uno dei fondatori dell'attuale Touring Club Italiano. Quest'uomo sportivo, ironico e audace fu protagonista di tour in bici che per la sua epoca costituivano vere e proprie imprese. Il suo diario di viaggio di 500 chilometri sulle strade polverose del profondo sud d'Italia nella primavera del 1897 è semplicemente epico e straordinario. Una lettura che è stata tra i pilastri della mia vita di ciclista.




Elio Vittorini
Sardegna come un'infanzia
Bompiani
La felicità di vivere, di sentirsi vivi emerge da ogni singola pagina di questo racconto di viaggio in Sardegna fatto insieme ad alcuni amici. Il privilegio di viaggiare, esperienza preziosa e rara per il giovane scrittore siciliano che a quell'epoca non nuotava certo nell'oro. La Sardegna e la sua natura viste e vissute con spirito di adattamento e stupore, dimèntichi di disagi e contrattempi. Una grande lezione per tutti noi, insofferenti viziati del terzo millennio.




Pep Subiròs
La rosa del deserto
EDT 2002
La cronaca di un viaggio fatto nel '92 attraverso il Marocco e l'Algeria su mezzi precari. L'Algeria che mi ha sempre affascinato e che probabilmente non vedrò mai perchè mèta pericolosa e sconsigliata a tempo indeterminato. 




Ann Mariah Cook
La mia Alaska
PIEMME, 2001
La storia avvincente di tre novellini - Ann, suo marito George e la piccola figlia Kathleen, partiti per partecipare alla Yukon Quest, la corsa per cani da slitta più dura del mondo. Ghiaccio, rifugi, bufere, neve, difficoltà ma anche caffè caldo e sentimenti, voglia di farcela. Una profonda dichiarazione d'amore per l'avventura - quella vera, fuori dagli schemi.




Varlam Salamov
I racconti di Kolyma
Einaudi, 1999
Un viaggio forzato, stavolta. Gli orrori e gli stenti della vita portata al suo limite estremo, nelle miniere d'oro della remota regione russa della Kolyma. Il libro di Salamov è una testimonianza toccante sui lager dell'epoca stalinista nonchè un inno al concetto di sopravvivenza. Il racconto intitolato 'Lida' l'ho riletto almeno quindici volte e lo reputo una delle pagine più struggenti della letteratura russa sull'argomento.




Diana Preston
Scott l'eroe dei ghiacci
Mondadori, 2001
La tragica e sfortunata spedizione del capitano Scott al polo Sud, nel 1912. Le vicissitudini di uomini che si avventurarono sui ghiacci dell'Antartide con i mezzi dell'epoca, privi di radio, tra nebbie e tempeste. Se ne avessi il potere, renderei la lettura di questo libro obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado. Una lezione di coraggio e di adattamento come poche. Uomini come questi non ne nascono più.




Mark Mann
Sul Gringo Trail
TEA
Tre amici lasciano Londra per un lungo viaggio nel Sudamerica: Equador, Perù, Bolivia e Colombia. Il racconto di un tour che ha per filo conduttore un'insaziabile curiosità e tanta voglia di libertà.




Carlo Sgorlon
La conchiglia di Anataj
Mondadori
E qui mi si consenta di dire che questo libro di Sgorlon, che lessi per puro caso una quindicina di anni fa, è e rimane il libro più bello della mia vita ex aequo con Cristo si è fermato ad Eboli di Levi.
E' il racconto di un gruppo di operai friulani emigrati in Russia che collaborano alla costruzione della storica ferrovia transiberiana. Le pagine sono intrise di neve, freddo, pericoli ma anche di amore, malinconia, nostalgìa per l'Italia lontana. Commovente, unico, meraviglioso. Forse l'acuto più alto dello scrittore friulano, scomparso nel 2009. Nell'ultimo mese trascorso in Sicilia ho letto di Sgorlon un altro libro, La Foiba grande, anch'esso molto toccante.




Paul Bowles
Il Tè nel deserto
Garzanti
"Non sappiamo quando moriremo e quindi pensiamo alla vita come a un pozzo inesauribile. Eppure tutto accade solo un certo numero di volte. Quante volte ricorderemo un certo pomeriggio della nostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di noi che non potremmo nemmeno concepire la nostra vita senza? Forse quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante volte guarderemo sorgere la luna piena? Forse venti. Eppure tutto sembra senza limiti".
Il deserto del Marocco fa da sfondo al viaggio, fatto nel 1947, di una coppia americana in crisi. Da questo libro è stato tratto l'affascinante film di Bertolucci. Una storia enigmatica ed emblematica sulla mancanza di pace interiore tipica dell'uomo occidentale.




Bernard Ollivier
La lunga marcia
Feltrinelli Traveller
Da Istanbul a Xi'an in Cina lungo la Via della Seta. A piedi, ultrasessantenne e con uno zaino pesante come un macigno, da solo e senza GPS. I tre volumi di Feltrinelli raccontano l'impresa di questo attempato giornalista e scrittore francese, capace di scarpinare per decine di chilometri al giorno in luoghi desolati e pericolosi dell'Asia. Avvincente e istruttivo. La traversata drammatica della Turchia fa pensare a tante cose.




Giorgio Bettinelli
In Vespa da Roma a Saigon
Feltrinelli Traveller
Il libro forse più bello di Bettinelli, autore di un'odissea intorno al mondo durata anni in sella a una Vespa Piaggio tradizionale. Malmenato in Sudamerica, derubato in Polonia, recluso senza motivo in Nigeria e uscito alla fine vivo dopo anni di peripezìe, alla fine dei suoi viaggi Giorgio si stabilì a vivere in Cina dove morì per aver bevuto acqua sospetta da un fiume. Strana la vita, alle volte.
Nota personale. Bettinelli era letteralmente il sosia di Alberto Castagna.