lunedì 29 maggio 2017

Come trasportare la bici in aereo in 10 mosse.





Cercherò qui di dare per quello che posso qualche consiglio in merito all'annosa questione del trasporto della bicicletta in aereo, spesso trascurata nei blog e nella narrativa di viaggio come se fosse un problema secondario, cosa che non è affatto - anzi è una questione particolarmente delicata.  Per il tour 2017 da Londra a casa sono partito dall'aeroporto di Milano Malpensa, pertanto molte mie considerazioni si riferiscono a questa aerostazione.  Il post risulta perciò diviso in due parti:

- la movimentazione di bici e bagagli da casa all'aeroporto
- l'imballaggio della bicicletta e tutto il resto



L'ODISSEA DEL TRASPORTO BICI E BAGAGLI

Perchè "odissea"? Perchè come al solito in Italia siamo molto bravi a sbandierare nuove infrastrutture; poi però all'atto pratico la loro gestione è a dir poco approssimativa.
Lo scorso dicembre 2016 è stata inaugurata in gran pompa la tratta ferroviaria che permette di arrivare con i treni di Trenord sino al Terminal 2 di Malpensa, regno di Easyjet.

In questo articolo potete documentarvi su codesta "rivoluzione" - di fatto consistita nel prolungare i binari di altri (udite udite) 3,6 chilometri. Un'opera grandiosa, da far impallidire il canale di Panama !

Il viaggiatore che scende dal treno con un semplice, classico, trolley non avrà nessun problema a raggiungere il Terminal suddetto - ma per chi trasporta una bici imballata più due pesanti scatole di cartone iniziano i guai. E sì che lo avevo chiesto al telefono il giorno prima: al numero 02 232323 denominato affettuosamente 'Parla con noi'...

"Scusate, una volta sceso dal treno avrò con me tre pesanti colli da trasportare: troverò carrelli a disposizione sulla banchina ferroviaria" ?

- "attenda un attimo"...

e passo al telefono un tempo interminabile che mi divora il credito e mi fa incazzare -

-"...può richiamare tra mezz'ora"?

e richiamiamo tra mezz'ora...

Rifaccio il numero e richiamo:

"Scusate, una volta sceso dal treno avrò con me tre pesanti colli da trasportare: troverò carrelli a disposizione sulla banchina ferroviaria" ? (perdonatemi il copia e incolla)

risponde un'altra persona:

-"sì, i carrelli ci sono"

"bene, grazie, buon pomeriggio".

risultato:
Il giorno dopo mi ritrovo sulla nuovissima e rivoluzionaria banchina ferroviaria del Terminal 2, con il materiale da trascinare metro per metro sino al primo ascensore disponibile, distante decine di metri.

E DI CARRELLI NEANCHE L'OMBRA !


Uscito dal primo ascensore, occorre fare altra strada per entrare in un altro (ascensore, nda) e finalmente emergere all'aperto. Meno male che mia moglie mi ha accompagnato e sorvegliava il materiale mentre lo spostavo pezzo a pezzo. Una volta fuori, attenzione: non ci si trova nell'agognato Terminal 2 perchè esso è distante oltre trecento metri !

Ed è lì all'aperto che troverete vari carrelli abbandonati, dopo che la denuncia da parte di Striscia la Notizia ha posto fine (o forse no?) alla lobby degli abusivi dei carrelli. (ma questa è un'altra storia)


Pertanto, se dovete raggiungere con dei bagagli fuori misura il Terminal 2 dell'aeroporto di Malpensa, i miei consigli sono:

1) andateci con un Taxi capiente
2) oppure con un amico o familiare
3) non fidatevi delle informazioni date al telefono: quando gli operatori non sanno una determinata cosa preferiscono dire stronzate pur di non ammetterlo
4) NON ANDATE DA SOLI PERCHE' SARETE COSTRETTI A LASCIARE LA VOSTRA ROBA INCUSTODITA MENTRE ANDRETE ALLA RICERCA DEL PREZIOSO CARRELLO.

Opzione aggiuntiva 5)
Se siete accompagnati, portatevi un vostro carrello da casa, tipo quelli a due ruote che si usano nei traslochi. In questo modo la persona 1 trasporta la bici a tracolla, la persona 2 le scatole rimanenti.


Una volta caricato il materiale sul carrello, le magiche ruote faranno il miracolo e tutti i problemi finiranno d'incanto. Recatevi finalmente al banco del check-in e successivamente al nastro di imbarco dei bagagli fuori misura. Ringraziate e salutate chi vi ha aiutato, andate al cesso perchè ne avrete bisogno e infine a rilassarvi in attesa del volo, pregando che non vi si riversi accanto un'infernale scolaresca chiassosa com'è successo a me.

(dio solo sa come fanno gli insegnanti a sopportare quel casino tutto il giorno...)



IL TRAGITTO IN TRENO
(servizio TRENORD)

Se potete, partite di domenica: c'è meno gente sui treni, e quella che c'è è (seppur di poco) mediamente più rilassata e tollerante. Non indugiate troppo a caricare il materiale nella vettura, perchè spesso hanno una gran premura di richiudere le porte automatiche. La bici non paga in quanto è imballata, quindi ha perso la sua "dignità" di bici ed è assimilata a bagaglio qualsiasi.
Le porte una volta giunti all'aerostazione si aprono sulla destra (nel senso della marcia del treno); tenetene conto per non ostruire l'uscita di chi non ha come voi tutto quel materiale dappresso.



IL VOLO.

Per recarmi a Londra ho preso un volo della Easyjet.
Allo stato attuale non ho nulla da ridire sull'efficienza di questa compagnia.
Il personale a bordo è stato gentile, le operazioni di imbarco rapide e la tariffa per il trasporto della bici più che ragionevole: 50 euro.
Le regole di Easyjet sono chiare e precise. Ben tradotte in italiano e non foriere di equivoci.
Fate la vostra parte leggendole bene per evitare sorprese.

NOTA: chi pratica come me la dura vita del campeggio non potrà trasportare in stiva la bomboletta di gas per il fornello. Perdete un po' di tempo prima di partire a scrivere una lista di una decina di possibili rivenditori lungo il tragitto. Altrimenti addio colazioni e pasti fai da te.




L'IMBALLAGGIO DELLA BICI.

Inizialmente avevo pensato di imballare la bici dentro un apposita scatola di cartone che mi ero tempo addietro procurata in un negozio. Il cartone è quello che si vede nella foto seguente:



Poi mi sono reso conto di un problema: la scatola porta-bici è veramente enorme. Avrebbe dato problemi in treno, e anche per tutto il resto del tempo. Non ci ho dormito su per una notte sino all'illuminazione: dato che il regolamento di Easyjet parla di scatola di cartone o di "apposita sacca",

per imballare la bici ho usato un articolo
del mio stesso bagaglio:
il telo di plastica occhiellato che
metto sotto la tenda per proteggerne il pavimento !

Vantaggi del telo (o tarp o footprint che dir si voglia):
- è resistente
- è richiudibile
- assume forma e dimensioni della bici
- non devo disfarmene all'arrivo
- non dovrò comprarlo, semmai tornerò in aereo
- non devo perdere tempo a cercare cartoni per bicicletta,
elemosinandoli in negozio




Ecco allora in dieci mosse come imballare la bici senza far storcere il naso agli addetti al check-in:



1) smontate i pedali e la ruota anteriore, mettete il manubrio
di traverso; proteggete il cambio con del cartone e 
disponete la bici sul telo occhiellato


NOTA: quando svitate la vite esagonale che allenta il manubrio,
svitatela solo di tre-quattro giri e STOP: se la vite esce
fuori dall'espansore interno, non sarà affatto facile riprenderlo.
Fate attenzione.


2) proteggete la guarnitura con un foglio di cartone
e avvolgete manubrio e forcella con vari giri
di plastica a bolle



3) proteggete la ruota anteriore dentro una
"busta" di cartone


In genere le compagnie aeree chiedono di sgonfiare le ruote
delle bici da stivare: a mio parere è una scemenza,
ma se proprio dovete, sgonfiatele del 20%



4) affiancate la ruota anteriore al telaio, dalla parte opposta
alla guarnitura




5) inizia il bello: ripiegate il telo




6) annodate con nodi efficaci una fascia robusta
di cotone su due punti del tubo orizzontale prima
di chiudere il tutto: farà da tracolla




7) chiudete con lo spago tutti gli occhielli




8) incartate con generosi giri di pellicola trasparente


NOTA: c'è pellicola e pellicola: quella per uso alimentare
è pratica ed economica, ma la plastica è sottile
e tenderà a lacerarsi facilmente.
Esistono anche rotoli di plastica più seria per imballaggi 
industriali.  Chi cerca trova.


ci siamo quasi


9) sigillate il tutto con giri
di nastro adesivo per imballaggio




10) applicate un foglio con nome, cognome,
numero di telefono, indirizzo, destinazione
 e numero del volo, protetto da busta trasparente
e in doppia copia su entrambi i lati del prezioso pacco




ed ecco il risultato finale:



 Un pacco di circa 13 chili facilmente trasportabile grazie alla tracolla applicata.
Molto più maneggevole di un ingombrante cartone pieno di volumi morti.


sopra: tutto ciò che ho rimosso dalla bici e destinato
al resto del bagaglio:
la luce posteriore; la sella; i pedali;
la sacca manutenzione; l'asse della ruota anteriore;
il portapacchi anteriore.
La bilancia resta a casa - semmai pesatevi
per fare il confronto al ritorno;
io perdo sempre qualche chilo.



sopra: alla banchina "rivoluzionaria"
di Malpensa Terminal 2.
Tutto bello e pulito, sì:
ma i carrelli dove sono ?




NOTA A PARTE PER GATWICK AIRPORT-INGHILTERRA.

La sala di consegna bagagli dell'aeroporto di Gatwick è davvero grande; regna una calma diffusa e purtroppo un caldo opprimente. Raggiunto il nastro, tutti i bagagli vengono ivi consegnati, compresi quelli fuori misura. Rimontate tutto in un posto appartato. Scatole vuote, plastica e altro da buttare ? Mi hanno detto di lasciare tutto dove stava - l'addetto alle pulizie se ne sarebbe occupato.

Uscite accompagnando la bici a mano e prendete il treno-shuttle che ogni cinque minuti parte per il Terminal sud: le porte sono larghissime e automatiche. Il viaggio dura pochi minuti ed è gratis.

Uscite dal treno e imboccate immediatamente una scala di servizio che arriva al piano terra direttamente sulla pista ciclabile 21 Londra-Parigi: così mi è stato consigliato e così ho fatto, risparmiandomi tortuosi percorsi d'uscita.

A questo punto, iniziate a pedalare e buon viaggio.


spero che i consigli siano stati utili.
Lupolibero





mercoledì 24 maggio 2017

Bici e campeggio libero. Consigli, foto e ricordi indelebili.






Gli anni passano e i viaggi si accumulano. E con essi i ricordi.
Nei miei tour in bicicletta ho sempre praticato con soddisfazione la formula del campeggio libero,  che ha dato al viaggio un impagabile senso di avventura. Non che sia uno cui non piace pianificare le cose, ma quella trepidazione - al calare della sera - consistente nel cercare un posto per la tenda... è una sensazione indescrivibile: sembra che sia la Strada a decidere. E' un'ora magica.

Accamparmi liberamente mi ha fatto stare vicino a luoghi di grande bellezza, e per un appassionato di fotografia questo significa tutto.
Ci sono due tipologie di wild camping, cioè al di fuori dei campeggi ufficiali:
- chiedendo il permesso
- senza chiedere il permesso

Nel secondo caso saranno l'esperienza e il sesto senso a decidere se un posto va bene o no.
La regola generale è:

Non essere visibile dalla strada e non farsi vedere da nessuno mentre si monta il campo.

Ai lati delle strade principali spesso si dipartono strade in terra battuta che si perdono nella campagna: sono il pane del libero campeggiatore. Io in genere aspetto che non passi nessun'auto, imbocco velocemente la carrareccia laterale e inizio a cercare un posto occultato a distanza di 500 metri e più dall'arteria principale. Quando una location sembra buona, lascio la bici ed esploro nel dettaglio a piedi un raggio di altri 100-200 metri.  Alla fine prendo una decisione senza farmi influenzare dalla stanchezza / voglia di fermarmi. Cerco di ascoltare il sesto senso, di non ignorarne la vocina. Ma questo è un dettaglio fine che si migliora, lo ripeto, con l'esperienza -


Lydd (Inghilterra, Sussex).
Nascosto in un campo di colza.
Il libero campeggiatore non dovrebbe
usare tende con teli colorati tipo arancio o rosso.




COSA NON FARE NEL CAMPEGGIO LIBERO

- piazzarsi in prossimità di periferie, tanto più pericolose quanto più è grande il relativo nucleo urbano
-  scegliere punti evidentemente frequentati da cattiva gente che ha abbandonato immondizia: lattine, bottiglie di alcolici, presenza di scritte spray balorde ecc.
-  campeggiare in vicinanza di campi nomadi: informatevi con la gente del posto, e se sapete che ci sono zingari mettete le ali ai piedi e distanziatevi almeno dieci chilometri da quelle zecche
- campeggiare in aree naturali frequentate da animali pericolosi come lupi (Appennino) o orsi (Slovenia, Svezia): con gran probabilità non succederà nulla, ma finirete per dormire malissimo

-  cercare posto per la tenda troppo tardi, quando la luce del giorno scarseggia: porta ad affrettare la ricerca e a farsi andar bene il primo posto che si trova -  e che magari non è ottimale




Le notti in tenda più memorabili sono quelle in cui mi sono risvegliato fresco e ben riposato, segno che la location era al 100% sicura. Ne racconto alcune di seguito:



FIORDI E LUCI NORDICHE.


17 maggio 2012. Norvegia, Bjerkvik.
E' la mia prima sera in Norvegia, e trovarsi in una nuova nazione è sempre emozionante. In riva a un ampio fiordo, guardo verso la sponda opposta dove si trovano montagne ancora innevate e penso: "cavoli, sono arrivato fino a qui in bici dalla porta di casa" !




GLI STRUZZI NON MI VOGLIONO.



11 aprile 2015. Gonzagone, Mantova.
Un viaggio memorabile, quello lungo il Po. Sono le 18 e mi fermo a chiedere dell'acqua a un contadino-allevatore di struzzi. Va a finire che chiaccherando si fa sera e mi fermo nel suo campo, subendo ostruzionismo da parte degli struzzi del suo allevamento. Poche cose sono belle quanto la campagna del Po immersa nella nebbia del mattino.






LA SPIAGGIA SILENZIOSA.



13 aprile 2015. Stellata (Ferrara).
Ancora l'indimenticabile viaggio lungo il Po. Mi fermo presso una spiaggia isolata e silenziosa, resistendo alla tentazione di fare un bagno. L'aria è tiepida e sa di alghe -  l'odore del Po, che è tutto particolare. Il mattino dopo scatto una foto dalla riva, dove il fango disseccato ha formato uno strano mosaico naturale.







MONTAGNE DA FILM.
( chiedere non costa nulla )



12 aprile 2016. Fiammes, Cortina d'Ampezzo.
Cortina è costosa e affollata, inoltre è un centro sciistico - nulla a che vedere con me. Chiedo a due donne dell'est dove posso trovare un supermercato con  prezzi onesti e me lo indicano; faccio scorte e pedalo fuori città. Chiedo a un runner dove posso trovare un buon posto per la tenda: "vai dietro la stazione ferroviaria abbandonata di Fiammes, sull'attuale pista ciclabile" - dice.

Detto e fatto. Una notte nel silenzio più assoluto. La mattina mi sveglio a zero gradi al cospetto di montagne spettacolari che sembrano uscite da un film con Robert Redford, e provo un indescrivibile senso di beata solitudine mista a felicità.






UNA SCOGLIERA A PICCO SUL MARE.



9 aprile 2017. Birling Gap National Trust, Inghilterra.
Il promontorio e le scogliere bianche di Birling Gap erano un must del mio viaggio di quest'anno. Intorno alle 19 quasi tutti i turisti sono andati via, e trovo un posto in pianura per la tenda in una depressione del terreno. Nessuno verrà a disturbarmi.
La mattina dopo all'alba parto come un razzo a fare foto al promontorio, poi torno in tenda e faccio colazione con le notizie della BBC alla radio, provando un'inebriante sensazione di viaggio.






WILD CAMPING !

In mezzo a boschi, in riva a fiumi o a canali, vicino cascine abbandonate, su spiagge solitarie, in campi di colza, ovunque...

Viaggio in bici, fotografia e campeggio sono un blend fantastico. Ho cercato di descrivere come ho potuto sensazioni e gratificazioni, che alla fine fanno capo alla gioia che viene dall'essenziale: pancia piena e un riparo. 
Senza dimenticare una lattina di birra ad alta gradazione tenuta al fresco nel vicino fiume, con la quale la sintonìa tra mondo e viaggio è davvero completa.






Galleriano (Udine).
In un campo di mele Royal Gala, nel
civilissimo Friuli che è pulito come la Svizzera.
Notte gelida, poi giornata splendida.
Alle 16 del pomeriggio raggiungerò Kobarid, in Slovenia.

quanti ricordi


sabato 13 maggio 2017

E l'anno prossimo? Due idee per il tour in bici 2018.







Ho ancora le endorfine in circolo – dopo il viaggio, intendo dire. Mi sento bene, felice e soddisfatto. La fase “rientro del legionario” quest’anno me la sto godendo proprio: non appena ho rimesso piede a casa, ho aperto l’atlante e ho cominciato a sognare sulle pagine d’Europa. In poche parole, neanche il tempo di rimettere a posto i bagagli che sto già pensando al tour dell’anno prossimo.

Le idee che ho in mente allo stato attuale sarebbero due -



#1 - SULLE TRACCE DEGLI ANTICHI GRECI



Sfogliando un pesante librone sulla storia delle civiltà che ho in casa da sempre, l’occhio mi è caduto su questa cartina, che illustra la colonizzazione dell’area mediterranea da parte dell’antica Grecia:





  

Tragitto: imbarcarsi da Genova per la Sardegna e percorrere la splendida costa occidentale sino a Cagliari - da qui imbarco per Palermo entrando nel vero cuore del viaggio: pedalare lungo la costa mediterranea e ionica toccando a ritroso tutte le colonie greche una per una: Segesta, Selinunte, Agrigento, Siracusa, Augusta, Taormina, Locri, Sibari e Metaponto. Passare dai trulli di Alberobello e imbarcarmi per la penisola del Peloponneso toccando Olimpia, Micene e altri centri dell’antica Grecia sino ad Atene.


Un viaggio fortemente tematico nel tempo e nella storia caratterizzato sicuramente da paesaggi straordinari con in più il bonus della Sardegna, regione in cui ho sempre “conti in sospeso”, come il paesaggio delle miniere abbandonate, che esercita su di me un’attrazione fortissima.


 in alto e in basso:
ipotesi #1 di viaggio - da Genova
alla costa occidentale sarda, poi meridionale sicula
e ionica calabrese;
segue l'imbarco per la Grecia vera e propria
sino ad Atene.





#2 - THE ATLANTIC ROUTE


Tragitto: un viaggio in Spagna e Portogallo con partenza (?) da Bordeaux in Francia per raggiungere il nord della penisola iberica, poi  rotta verso il Portogallo percorrendo la costa atlantica sino a  Cabo de Roca, il punto più a occidente d’Europa, e quindi Gibilterra. Rientrato in Spagna, potrei avanzare sino a Valencia e da lì organizzare il rientro. Volendo, potrei addirittura partire da casa percorrendo la costa Azzurra sino ai Pirenei, e da lì raggiungere il nord della Spagna.



I punti di forza di questo tour sarebbero: l'oceano Atlantico da cui partirono grandi navigatori; i paesaggi costieri delizia del supergrandangolo fotografico e la cultura spagnola, di cui ho tracce nel dna.

Parlando di Spagna, il discorso cade inesorabilmente sul famoso Cammino di Santiago. Di esso esiste una versione per ciclisti, con tanto di mappe e pubblicazioni, ma in merito ho letto racconti che mi lasciano perplesso. Mi sembra infatti che il Cammino essenzialmente abbia di bello “il nome”, e gran parte di chi lo ha percorso - questo è il mio sospetto - si è autoconvinto di aver vissuto qualcosa di unico.


Di fatto, dubito che percorrerò il Cammino di Santiago.
Non animato da fervore religioso nè mosso da istanze spirituali (che ho vissuto in ogni caso su tutt'altre strade), non mi va di spendere tempo e fatica allo scopo di dire "c'ero anch'io". Forse scriverò un post a parte su quest'argomento.

Qualche suggerimento ? Che idea vi ispira di più ?
I commenti sono gratis (come le benedizioni) e anonimi... forza e coraggio !